Ipogei del Fondo Caiazzo

Lungo la strada comunale che partendo dalla necropoli di via Celle si estende verso sinistra, ripercorrendo l’'antico tracciato basolato della via consularis Campana, sorge un importante nucleo sepolcrale della vasta necropoli extraurbana, localizzata a occidente e a oriente dell’abitato di Puteoli. Per la raffinata esecuzione dei loro decori in stucco, si distinguono quattro sepolcri  seminterrati del tipo a colombario, attualmente ubicati in proprietà privata, il cd. fondo Caiazzo-Di Fraia; per tale motivo e per la condizione di inagibilità nella quale versano, la loro visita è attualmente preclusa al pubblico.

Originariamente, i mausolei erano indipendenti e disponevano ciascuno di accesso autonomo sulla strada, mediante un corridoio parzialmente murato e una rampa di scale. Sono purtroppo evidenti i segni di una prolungata attività di spoliazione, attuata già in epoca antica dagli “antiquari”,  che ha provocato l’abbattimento parziale dei muri divisori creando varchi interni e interconnessioni fra gli ipogei e l’asportazione degli stucchi per essere commerciati su mercati anche internazionali. Una parte significativa di questo patrimonio figurativo  è attualmente nella disponibilità delle collezioni del British Museum di Londra.  

All’interno delle camere di forma quadrangolare, le tre pareti risparmiate dalla scala di accesso sono centrate da edicole funerarie con due colonne in antis, anch’esse stuccate e ornate di motivi vegetali, e timpano aggittante. Ai lati delle edicole  si dispiegano da tre a cinque file di nicchie destinare a ospitare le urne cinerarie. Nell’arcosolio del terzo ambiente è ancora ben conservato parte del sedile per il banchetto in onore dei defunti.

 L’attuale collegamento tra il primo e il secondo ipogeo è costituito da una piccola cisterna per l’approvvigionamento di acqua necessaria alla celebrazione dei riti e alla pulizia della sepoltura, rivestita in opus signinum  e cordolo alla base delle pareti per ridurre e contenere le infiltrazioni; un pozzetto  collocato in corrispondenza dell’angolo sinistro ancora in situ, serviva a canalizzare le acque. 

Soltanto nei due mausolei di maggiori dimensioni si conserva  ancora l’elegante rivestimento in stucco bianco, che occupa le pareti e la volta.  Su pinakes di maggiori dimensioni, accolti come quadretti all’interno delle edicole ad avancorpo, delimitati da elementi geometrici  (cornici a ovoli, fusti di colonna spesso stuccate e ornate di motivi vegetali, finte architetture) si stagliano figure afferenti alla sfera dionisiaca: offerenti, menadi danzanti,  animali che fluttuano nel vuoto, amorini alati impegnati in scene di caccia o mentre giocano con delfini, mostri acquatici e altri esseri marini reali che vagano, fine vasellame con coperchio e anse a volute (kantharoi), ghirlande, quali accessori ornamentali, disposti liberamente, ma tendenti a una certa simmetria nella composizione. Isolate risaltano a rilievo delle figure femminili semisdraiate, una delle quali di spalle mente regge con la mano sinistra un tirso, il bastone rituale di Dioniso, accompagnata da un fauno danzante; un’altra solleva, con tutta probabilità, uno specchio,  mentre volteggia nell’aria, accanto a lei un amorino afferra i nastri che pendono dalla sua tunica. Sono soggetti di genere, molto diffusi nella coeva pittura pompeiana del cd. IV stile (seconda metà del I sec. d.C.).

 Degna di nota anche la raffigurazione di un  Eracle giovane, appoggiato alla clava,  stanco per le innumerevoli fatiche, che assapora il trionfo riposando le membra come fosse un comune mortale. Si tratta di un  motivo iconografico molto  noto in età ellenistica e rivisitato in chiave simbolica nell’arte funeraria romana. Ricorrenti anche animali e motivi marini, che con tutta probabilità volevano sottolineare il legame forte della committenza con la vocazione marittima e commerciale della città di Puteoli.

Alla decorazione a stucco si associa quella in pittura, della quale permangono residue tracce e che, rispetto alla prima, rimanda a  una sommaria e, per certi versi seriale resa, con l’impiego di schemi iconografici stilizzati. Da menzionare, tuttavia, le cd “bordature traforate”, sovraddipinture su fondo bianco, bande colorate in giallo, ocra, rosso a rimarcare le partiture architettoniche (sottoscala, perimetro di arcosoli e nicchie), particolari di candelabri vegetalizzanti, zoccoli dipinti e piante ornamentali. Sono interventi eseguiti a partire dal II sec. d C., successivi in ordine temporale agli ornamenti in stucco, a testimonianza della lunga continuità d’uso dei sepolcreti almeno fino alla tarda antichità, quando, sul piano pavimentale furono issati dei muretti a secco, a perimetrare delle casse per sepolture a inumazione.