Aristogitone

  • Inv 174479
  • Museo Archeologico dei Campi Flegrei, Torre Nord Ovest, collezione dei calchi in gesso, sala 51

  • calco in gesso
  • età augustea
  • gesso
  • h. 21,6 cm; largh. 10,7 cm

Il frammento di calco riproduce la metà destra di un volto maschile barbato, nel quale gli studiosi  Gisela Richter e Walter-Herwig Schuchhardt hanno riconosciuto le fattezze di Aristogitone, che insieme con Armodio, nel 514 a.C., aveva tentato di uccidere i tiranni Ippia e Ipparco. Ai due, morti in seguito al parziale fallimento dell’impresa, e pertanto celebrati dagli Ateniesi come eroi, era stato dedicato, dopo il ristabilimento della democrazia, un primo gruppo in bronzo, collocato nell’agorà, che secondo Plinio sarebbe stato realizzato da Antenore nel 510 a.C., per poi esser rapito dai Persiani, durante l’invasione di Atene del 480 a.C.. Il gruppo sarebbe stato sostituito da un altro, oppure da una copia, eseguita degli scultori Kritios  e Nesiotes nel 477 a.C., del qualei si conservano copie romane, a esempio quella appartenente alla Collezione Farnese, attualmente conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’opera di Kritios  e Nesiotes sarebbe poi stata affiancata, assai più tardi, dal gruppo più antico, restituito alla città da Alessandro Magno o, secondo altre fonti, da un sovrano suo successore. L’analisi stilistica effettuata sul frammento dell’Aristogitone di Baia, dimostra come questo riproduca una statua di bronzo creata intorno al 490 a.C. (data confermata da considerazioni storiche); il che significa che si rifà direttamente al gruppo di Antenore, il più antico, del quale, probabilmente, Kritios  e Nesiotes  si limitarono a produrre una replica, eseguita mediante un modello conservato nella bottega.

Nel frammento del calco in esame sono ancora riconoscibili l’occhio destro fortemente messo in risalto dalla palpebra spessa e dalla marcata e alta arcata sopraccigliare, sì da conferire uno sguardo fiero, il naso dalle narici ben pronunciate, la bocca carnosa e il mento cosparso da una folta barba. Quest’ultima costa di riccioli disposti liberamente su due file; nella fila superiore ci sono due riccioli piatti a uncino, nella fila inferiore i riccioli, invece, sono modellati morbidamente in forma arrotondata e scendono fitti sia in senso orizzontale, sia in senso verticale. Nel caso del calco di Aristogitone, prima di eseguire la matrice, le ciglia dovevano esser state protette, inglobandole in un materiale malleabile, probabilmente cera: ciò perché queste erano realizzate in sottili filamenti di lamina metallica, come si vede anche in altri casi, per esempio nei bronzi di Riace. In tal modo, nel calco risulta una sorta di ispessimento, un cordone, che borda le palpebre; questo viene, talvolta, riprodotto, sia pure in dimensione più contenuta, anche nelle copie in marmo, a sottolineare l’orlo delle palpebre, dal quale spuntano le ciglia

Localizzazione geografico-amministrativa
Bacoli, località Baia
Napoli
Modalità di rinvenimento

rinvenuto a Baia, rivenuto in un ambiente sottostante una delle terrazze delle c.d. Terme della Sosandra, nel 1954 

Definizione culturale

arte romana

Condizione giuridica e vincolistica

proprietà dello stato

Stato di conservazione
mutilo
Fonti e documenti di riferimento

G.M.A. Richter, An Aristogeiton from Baiae, in AJA, 74, 1970, p. 296 ss.; A. de Franciscis, Officina di scultore a Pozzuoli, Atti Taranto 1972, Taranto 1973, p. 277ss.;  A. de Franciscis, La scultura nei Campi Flegrei, in I Campi Flegrei nell’archeologia e nella storia, Roma 4-7 maggio 1976, “Atti dei Convegni dell’Accademia dei Lincei”, 33, Roma 1977, pp.329 ss.; Ch. Landwehr, Die antiken Gypsabgussen aus Baiae. Griechische Bronzstatuen in Abguessen roemischer Zeit, Berlin 1985, pp. 27-47, tavv. 2-11; P. Miniero, Il Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia, Napoli 2000c, pp. 33-44; C. Gasparri, L’officina dei calchi di Baia, in RM 102, 1995, p.173ss.; EAA, Suppl. II, s.v. Copie e copisti; Campi Flegrei III, 2009, p. 97