Vanvitelli bn

La Terrazza superiore dell'acropoli di Cuma

Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli

L'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, capitanata dal Direttore di scavo Prof. Carlo Rescigno, lavora sull'acropoli di Cuma dal 2011. Le indagini interessano la Terrazza Superiore dell’acropoli, con saggi all’interno e sul piazzale del Tempio cosiddetto di Giove, che le nuove interpretazioni propongono di attribuire invece al culto di Apollo. La ricerca della Vanvitelli si concentra sullo studio analitico del monumento, anche attraverso la ripresa della documentazione storica e d’archivio, e sulla sua collocazione nel quadro topografico del sito antico. Di seguito una breve sintesi delle più recenti ricerche eseguite dall'Università nelle ultime campagne di scavo.

Sommando alle vecchie acquisizioni i nuovi dati, si può affermare che la vetta del colle si doveva presentare relativamente scoscesa e offrire uno spazio limitato per costruzioni. Per tale motivo, l’area fu molto presto terrazzata per ottenere nuovo spazio in piano. Materiali perlopiù fuori contesto permettono di registrare una frequentazione del settore fin dagli inizi della colonia, forse già a carattere votivo. Ceramiche residuali del tardo geometrico e della prima metà dell’VII secolo a.C. si sommano a materiali più recenti in strati di pareggiamento messi in opera in un piano organico di monumentalizzazione non oltre il 620 a.C., come documentano kotylai, coppe, brocche, lekanai orientalizzanti di produzione protocorinzia o locale, qualche importazione orientale e ancora sporadici frammenti del transizionale. I materiali, per la maggior parte brevi frammenti, dovettero appartenere probabilmente a stipi votive intercettate e disperse con le azioni di rimodulazione monumentale della terrazza e in parte sono riconducibili a azioni rituali coeve alla costruzione.

Alle ceramiche si aggiungono resti di elementi decorativi in metallo, bronzo, tra cui due lamelle in oro, sottili, decorate a sbalzo, a testimonianza della ricchezza delle offerte. Si aggiunge un gruppo di elementi in piombo, tra cui alcuni decorati a sbalzo che per soluzioni e tipologia ricordano le offerte votive note in ambito laconico a Sparta: qui in lamelle sottili di piombo furono realizzate migliaia di lastre e figurine, tra cui celebri le rappresentazioni della signora degli animali. I materiali più antichi, cui si possono ricondurre anche i bronzetti di epoca geometrica rinvenuti nelle precedenti campagne, documentano l’intensa vita di un edificio sacro che non è possibile leggere per planimetria, ad eccezione di qualche sporadica traccia di trincea di spoliazione mentre i pareggiamenti raccontano della costruzione di una ampia terrazza su cui dovette prendere posto un tempio, da datare tra il 620 a.C. e il 570 a.C.

In questo periodo, forse suddivisibile in sottofasi, e a questo edificio si può forse ricondurre il capitello dorico recuperato nel corso delle campagne precedenti da una delle pavimentazioni più recenti della cella. Per quanto riguarda la chiesa, sono state identificate due ampie fosse comuni, realizzate lacerando tombe preesistenti, in cui furono deposti gli scheletri provenienti dalle tombe distrutte nel corso delle attività di ristrutturazione, probabilmente nel passaggio alle fasi medievali mature: le ossa costituiscono un ampio campione per indagare la popolazione che frequentò la vecchia cattedrale. Tra i materiali provenienti da una fossa tarda, proviene una iscrizione funeraria, databile tra VI e VII secolo d.C., appartenente alla tomba del vescovo Aurelio, nome ancora sconosciuto alla cronotassi cumana.

Presso la pendice SE della terrazza superiore, a una quota leggermente ribassata rispetto alla via sacra e al santuario inferiore, è un breve pianoro, di forma triangolare, aperto a O verso il mare. Mai indagato, offriva uno spazio ideale per una nuova ricerca finalizzata a calare in un tessuto topografico le emergenze dei templi maggiori. Una indagine geomagnetica e georadar realizzata nel 2018 da parte dell’Università di Bologna, aveva rivelato la presenza di più anomalie, e se ne segnalava in particolare una, maggiore, di forma circolare, presso la quale è stato organizzato lo scavo.

Dal saggio è emersa parte del muro di fondo di una chiesa absidata e l’avvio dell’aula di cui è stato portato in luce un settore dello spazio forse destinato alle offerte liturgiche. In buono stato di conservazione, la struttura, accompagnata da un piccolo sepolcreto ancora da indagare, era riempita da strati di distruzione dell’apparecchio lapideo e ancora, presso il pavimento, dal crollo del tetto. La ceramica permette di riconoscere una lenta fase di abbandono che dovette concludersi nel basso medioevo. La nuova chiesa appare di notevole interesse come documento architettonico e come elemento per la lettura del contesto topografico del centro nella sua fase tardo antica e altomedievale e testimonia, inoltre, il buono stato di conservazione delle stratigrafie di cui la fase medievale è da considerare solo il livello più alto.