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Il Foro di Cuma

Università degli Studi di Napoli Federico II

Il progetto dell’Università Federico II nasce con i progetti Kyme I, II, III negli anni 1994-2008 (in cooperazione con la Regione Campania mediante l’utilizzo di fondi europei) e in seguito la collaborazione scientifica è proseguita in regime di concessione di scavo, sino ad oggi con la Direttrice di scavo Prof. Carmela Capaldi e il Vicedirettore Prof. Luigi Cicala. L’attività della Federico II si è concentrata nella città bassa, nel complesso del Foro e nell'area a sud del Capitolium. Le indagini hanno consentito di raccogliere importanti dati per delineare lo sviluppo e le dinamiche di occupazione di questo settore della città, attraverso l’individuazione delle fasi cronologiche (dall’epoca arcaica fino all’età tardo-antica), le destinazioni funzionali e la ricostruzione degli assetti monumentali. Segue una sintesi dei risultati delle ultime campagne di scavo.

Sul fronte settentrionale del foro al fine di riportare alla luce il tratto del portico e gli ambienti retrostanti, ancora sepolti al di sotto del moderno livello di calpestio, si è proceduto ad ampliamenti progressivi in direzione O-E. Nella prima fase delle indagini si è potuto riportare alla luce l’intera facciata di un grande ambiente con fronte colonnata, parzialmente liberata dagli strati d’interro già nel corso della campagna del 2014, e parte di un altro ambiente di piccole dimensioni. Per verificare lo sviluppo del nuovo edificio individuato e di quello ad esso adiacente, si è effettuato un ulteriore ampliamento verso E, nel corso del quale sono stati recuperati numerosi frammenti marmorei pertinenti ai rivestimenti degli ambienti circostanti e alle lastre in tufo decorate con maschere teatrali a rilievo che fungevano da balaustra del portico, analoghe a quelle già rinvenute presso l’angolo SE del Foro. In particolare, si segnala il rinvenimento di una lastra con mascherone integra e in buono stato di conservazione.

Nel settore sud-orientale dell’area di scavo, si è riportato alla luce un nuovo tratto del colonnato del portico, che riprende dopo un’interruzione determinata da un profondo scasso indagato nel corso della campagna di scavo 2016, esito di un intervento di spoliazione databile tra il VI e gli inizi VII s. d.C. Oltre al tratto di colonnato, è stata rinvenuta parte della pavimentazione in cocciopesto del portico, che risulta però collassata in più punti lungo la linea di sviluppo del sistema fognario, già noto dalle precedenti indagini.

Nel corso dell’asportazione degli scarichi che obliterarono la piazza antica in seguito al suo abbandono, è stata rinvenuta una notevole iscrizione lunga oltre 4 m e in buono stato di conservazione, ad eccezione di una lacuna ridotta che non pregiudica la lettura del testo. L’iscrizione è composta da una serie di lastre in marmo bianco, nelle quali sono ricordate diverse iniziative evergetiche di un facoltoso esponente della comunità cumana, tra le quali la dedica di una schola. Considerata la posizione di caduta e le dimensioni delle lastre dell’epigrafe, si è potuto senza difficoltà rapportarla all’ambiente retrostante ed identificare in quest’ultimo la schola menzionata nell’iscrizione.

Alle spalle dell’ambiente, si è infine individuato un nuovo tratto del muro in opera quadrata di grandi blocchi di tufo giallo, riferibile alla fase sannitica del Foro cumano, che corre a N degli altri ambienti del portico settentrionale precedentemente scavati. A N del citato muro in blocchi di tufo, è stata infine localizzata una piccola struttura di forma irregolare interpretabile come una cisterna. Di quest’ultima si è messo in luce il solo perimetro, rimandando alle future indagini la sua esplorazione.

Un altro intervento è stato condotto presso l’angolo NO del Foro, davanti al cd. Portico delle Armi. In tutto il settore, asportati i livelli di occupazione tardoantica, si sono rimessi in luce gli strati preparatori all’allettamento del lastricato in calcare di età augustea. I profili delle lastre in calcare asportate si sono conservati ben leggibili nel livello preparatorio.

Un intervento di approfondimento è stato effettuato nella porzione sud-est dell’area di scavo, al fine di indagare le fondazioni del portico sannitico. L’indagine ha permesso di rimettere in luce una complessa successione di livelli pavimentali e alcune strutture murarie pertinenti ad un assetto dell’area che dall’età sannitica (III sec. a.C.)  risale fino ad età arcaica (VI-VII a.C.).

L’indagine ha interessato sempre il settore sud-occidentale del Foro di Cuma, dove si sta procedendo strategicamente, in questi anni, a mettere in luce tutta questa fascia prospiciente la piazza del Foro e la mole del Capitolium, con l’obiettivo di definire forme e modi dell’occupazione degli spazi e delle trasformazioni nel corso del tempo.

Negli anni tra il 2012 ed il 2013, in questa zona a Sud del Capitolium era stato messo in luce un nuovo monumento pubblico, molto probabilmente un macellum, ed un lembo di abitato. Gli  ambienti, prospicienti il lato meridionale della piazza trapezoidale, elemento di  raccordo tra l’accesso Sud-Ovest del Foro ed il fianco meridionale del Capitolium, conservano ancora lacerti di pavimenti musivi, già restaurati e messi in sicurezza dal personale della ex Soprintendenza, oggi del Parco.

L’area indagata nel 2014 è in stretta contiguità con la precedente, da cui è separata da un asse stradale Nord-Sud che si innestava perpendicolarmente al Foro. L’edificio risultava, all’avvio delle ricerche, parzialmente esplorato nella sua parte settentrionale, dove erano visibili quattro ambienti, caratterizzati da diverse fasi costruttive. Tutte le strutture murarie, peraltro, apparivano interessate da vecchi interventi di restauro conservativo. Gli obiettivi dello scavo, pertanto, sono stati mirati alla definizione della planimetria dell’edificio, del suo rapporto con le altre evidenze poste immediatamente a Nord, riferibili ad un’unità abitativa, al recupero delle parti già a vista nella lettura complessiva dell’area. Le stratigrafie, infatti, sono risultate piuttosto alterate, per la lunga esposizione successiva ai precedenti scavi, mentre non meno complessa si è rivelata l’analisi delle diverse fasi edilizie e la ricostruzione dei differenti livelli di quota dei piani di calpestio.

Per questo motivo l’intervento di scavo ha previsto, da un lato, l’avvio di un’analisi delle stratigrafie murarie, per riconoscere, nei limiti del possibile, le diverse fasi edilizie degli ambienti a vista, dall’altro, un lavoro di recupero delle sezioni occasionali derivate dai limiti degli scavi precedenti, per valutare l’articolazione della originaria stratigrafia. Per quanto riguarda le strutture a vista sono stati riconosciuti almeno tre ambienti, di cui uno con pavimentazione in mosaico, posti nel settore nord-occidentale dell’edificio e realizzati in opera cementizia e in opera reticolata. E’ stato possibile ricostruire una successione di interventi che hanno modificato la posizione dei vani di accesso, alcuni dei quali contraddistinti da tamponature. Il settore nord-orientale dell’edificio è occupato da un grande ambiente, purtroppo subscavato, e da una cisterna destinata ad alimentare una fontana posta, all’esterno, in corrispondenza dell’innesto della strada Nord-Sud all’area del Foro.

Un nuovo saggio di scavo (il saggio 22) è stato impostato immediatamente a Sud degli ambienti a vista, con la parte orientale adiacente all’area di scavo del 2012-2013, lungo la piccola strada Nord-Sud. I livelli esplorati, come si è accennato, risultavano piuttosto disturbati fino alla cresta di una nuova struttura muraria coerente, per orientamento, con il nucleo di ambienti già a vista nella parte nord-occidentale dell’edificio. Nel lato orientale del saggio, accanto a strati di crollo di strutture murarie, alcune delle quali recuperate con i rivestimenti di intonaco, è stata individuata una testa marmorea, posta in giacitura secondaria in uno scarico edilizio, con la parte posteriore in alto.

La testa femminile, in marmo a grana grossa, presenta la superficie molto consunta e il collo tagliato all’altezza del giugulo; non si riconoscono tracce di incavi o perni per il fissaggio. E’ una testa ritratto femminile che, per la tipologia della capigliatura richiama le complesse fogge della ritrattistica di una Faustina Minore e rimanda, quindi, ad una produzione della seconda metà del II sec. d.C. 

Dal punto di vista interpretativo le ricerche avviate nel 2014 hanno confermato l’estensione dell’abitato anche sul lato Ovest dell’asse viario Nord-Sud che si immetteva nel Foro. L’edificio, la cui organizzazione e funzione andrà chiarita con la prosecuzione delle indagini, rappresenta una preziosa testimonianza dell’intensa occupazione di questo settore del Foro, senza soluzione di continuità, sia sul piano topografico che cronologico. Se ne ricava che  questa fascia  a Sud del Capitolium è occupata probabilmente da diversi isolati che vengono  costruiti nel corso dei decenni finali del III secolo a.C. e presentano successive fasi edilizie, fino all’abbandono, nel IV secolo d.C., a seguito di eventi catastrofici.