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Parco Archeologico di Cuma

Il Parco Archeologico di Cuma nasce nel 1927 nel corso delle grandi campagne di scavo, eseguite nei primi decenni del ‘900 sotto la direzione di A. Maiuri, che misero in luce gli edifici principali dell’acropoli. Da quel momento sono state condotte numerose ricerche e campagne di scavo, che hanno arricchito notevolmente le conoscenze relative al sito e consentito un notevole ampliamento della superficie demaniale del Parco, oggi pari a ca. 50 ettari.

L’area attualmente visitabile è costituita dall’acropoli, che racchiude l’Antro della Sibilla alle pendici della collina, poi salendo sulla rocca la Torre Bizantina con il Belvedere, la Terrazza Inferiore, tradizionalmente denominata Tempio di Apollo, e la Terrazza Superiore sulla sommità del Monte di Cuma, denominata Tempio di Giove.

L’area della città bassa allo stato attuale è interessata da lavori di valorizzazione ed è visitabile solo in via straordinaria in occasione di eventi o manifestazioni culturali. I monumenti della città bassa sono il Foro, le Terme del Foro, la Crypta Romana, l’Abitato, la Porta Mediana, la Necropoli Monumentale.

Antro della Sibilla

L’Antro della Sibilla è forse il monumento più famoso del Parco Archeologico di Cuma. Le ricerche archeologiche interpretano il monumento come galleria militare scavata nel tufo a protezione del costone sud-occidentale dell’acropoli in età sannitica, tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. Inizialmente di forma trapezoidale, in seguito, in età romana, assume la forma attuale con un abbassamento del piano di calpestio. La galleria ha dei bracci trasversali nei quali sono ricavate alcune cisterne, che raccoglievano le acque piovane attraverso un sistema di canalizzazione. In età paleocristiana la cosiddetta camera terminale fu riutilizzata come luogo di culto e le cisterne come luogo di sepoltura.

La definizione di Antro della Sibilla si deve a Maiuri che nel 1932 scavò il monumento in nome della affannosa ricerca dei luoghi descritti da Virgilio che si protraeva da molti secoli. La galleria offre la corrispondenza di alcuni elementi con i versi che alludono a un luogo misterioso e oscuro con “cento porte” dalle quali il vento faceva turbinare le foglie su cui la Sibilla scriveva i responsi. E’ dotata infatti di numerose aperture laterali da cui entra la luce, che l’archeologo volle associare alle “cento bocche”. Inoltre, la camera terminale presenta tre piccoli vani che ben si prestano all’interpretazione di stanze oracolari.

Benché non possa corrispondere al celebre Antro, il monumento ha goduto di una fama incontrastata, che lo ha reso noto in tutto il mondo e che attrae visitatori da ogni parte, per la meravigliosa suggestione che crea la forma peculiare della galleria insieme ai giochi di luce delle aperture laterali.

Torre Bizantina

Proseguendo la visita si sale uno scalone che conduce verso la sommità dell’acropoli e si arriva alle fortificazioni e alla cosiddetta Torre Bizantina, uno dei bastioni della porta monumentale dell’acropoli, così denominata perché l’aspetto che ha attualmente è frutto di una ristrutturazione del periodo bizantino, quando l’acropoli diventa castrum, in funzione della guerra Greco-Gotica (535-553 d.C.), che nelle sue ultime fasi si ambienta proprio a Cuma.

Le fortificazioni che avvolgono l’intera acropoli sono realizzate già nel VI secolo a.C.: di questa fase cronologica restano ancora visibili alcune porzioni in grandi blocchi di tufo che sorreggono le basi della Torre. La porta subisce in seguito importanti interventi di ristrutturazione in età romana ma soprattutto, come già accennato, in età bizantina. Salendo al livello superiore si gode di una visuale amplissima da una parte sul golfo e dall’altra sulla piana della città: la veduta a est si estende fino al confine della città greca, costituito dal Monte Grillo, tagliato nel varco dell’Arco Felice Vecchio, Porta orientale della città.

Oltrepassata la Torre, la terrazza panoramica del Belvedere, edificata sulle strutture di un’antica masseria che ingloba a sua volta importanti resti romani, offre un momento di piacevole sosta al visitatore e un osservatorio privilegiato delle isole di Ischia e Procida e del paesaggio a sud di Cuma, fino al lago Fusaro, a Torregaveta e, più oltre, fino a Miseno.

Terrazza inferiore

Si prosegue quindi sul basolato dell’antica Via Sacra verso le terrazze ove sorgono i due templi sinora scavati. La Terrazza inferiore, detta del Tempio di Apollo, ospita una serie di edifici sacri che costituivano un grande santuario dotato di un tempio principale e, tra gli altri, della cosiddetta cisterna greca e alcune piccole vasche, forse funzionali all’utilizzo dell’acqua per il rituale. Il tempio, edificato alla fine del VI sec. a.C., ebbe un’importante ristrutturazione in età augustea: il tempio greco viene demolito fino al basamento e quindi riedificato con l’aggiunta di un monumentale ingresso (pronao) sul lato lungo, simile a quello del tempio della Concordia a Roma, che prospettava sulla città bassa ed era così imponente da potersi vedere da ogni punto della piana cumana. Quando si diffonde il cristianesimo, a partire dal IV sec. d.C., il tempio viene trasformato in chiesa, dotata di fonte battesimale.

L’attribuzione ad Apollo si deve al ritrovamento nell’area di un altare dedicato a questo dio, anche se le recenti ricerche inducono a rivedere le identificazioni sinora proposte.

Terrazza superiore

La Via Sacra prosegue risalendo tutta la collina, fino a giungere alla sommità dell’acropoli, dove in antico svettava l’imponente Tempio Maggiore, un tempo attribuito a Giove ed oggi, alla luce di recenti indagini, attribuito ad Apollo. Questa ultima attribuzione dà credito al racconto del mito di Dedalo tramandato da Virgilio, nel quale si narra che al termine del volo da Creta in Occidente abbia fondato nel punto più alto della città di Cuma un tempio dedicato ad Apollo, consacrando le ali di cera che lo avevano condotto in salvo e cesellando sulle porte di bronzo del tempio il racconto della sua storia.

Anche questo tempio risale almeno al VI secolo a.C. e subisce una ristrutturazione in età romana. Peculiare è la cella cultuale, verosimilmente inaccessibile ai fedeli, dotata di finestre sui lati lunghi che consentivano una partecipazione solo parziale ai rituali sacri che avvenivano al suo interno.

Anche questo tempio in età tardo-antica (IV-VI sec. d.C.) fu trasformato in chiesa: nella parte retrostante la cella fu realizzato un battistero, rivestito da lastre di marmi colorati, in parte ancora visibili, e una piccola cappella. La chiesa ebbe una grande rilevanza nell’ambito della diocesi di Pozzuoli durante tutto il medioevo perché accolse le reliquie di San Massimo e di Santa Giuliana e dopo la distruzione della città anch’essa, come tutti i monumenti del sito, fu spogliata dei suoi ricchi rivestimenti e arredi e alla fine abbandonata.

Foro

Il Foro è la piazza della città, luogo della vita pubblica per eccellenza, dove avvenivano le principali attività politiche e commerciali. Probabilmente il Foro si impiantò in età romana nello stesso luogo dell’agorà, la piazza di età greca che aveva la stessa funzione pubblica e sociale, ma non era strutturata con una forma ben definita e delimitata come in età romana, bensì era costituita da uno spazio aperto dove sorgevano monumenti pubblici e sacri e dove avvenivano assemblee e altre attività economiche e sociali. Inoltre, saggi di approfondimento in quest’area hanno restituito abitazioni risalenti alle più antiche fasi della città greca: da ciò si deduce quindi che l’area fino al VI secolo a.C. era una zona residenziale, mentre in seguito ha assunto una funzione sacra e pubblica, che ha mantenuto fino a tutta l’età romana.

Dunque dal III sec. a.C. si conforma alla tipologia romana di grande piazza rettangolare scoperta, pavimentata con lastroni di calcare e circondata da portici colonnati a due piani, sui quali si affacciavano delle botteghe (tabernae), e dove prospettavano i principali edifici pubblici della città bassa. La vita del Foro prosegue per tutta l’età romana con questo assetto: nel corso dei secoli vengono aggiunti edifici o abbelliti quelli già esistenti, senza mutare sostanzialmente la forma della piazza.

Dal IV sec. d.C. in poi, a fronte anche di numerose alluvioni che ne ricoprono il piano pavimentale, smette di ricoprire una funzione pubblica, viene attraversato trasversalmente da una strada e diventa luogo di produzione del vetro, dei metalli e della calce. Quasi tutti i pregiati rivestimenti e le statue che adornavano il Foro romano in questo modo vengono distrutti per ricavarne calce: sono state trovate nell’area numerose fornaci per il calcare, tra le quali un’enorme fornace a sette bocche che si impianta proprio al di sopra di uno dei monumenti pubblici più ricchi e importanti, l’Aula Sillana.

Il portico del Foro a due piani, sorretto da colonne doriche al primo livello e ioniche al secondo, risale all’inizio del I sec. a.C. ed è adornato con fregi di armi e mascheroni a rilievo in tufo grigio, che si ipotizza si debbano a Silla, grande estimatore del teatro e dell’arte. Con Augusto avviene una rifioritura edilizia, con diversi interventi della famiglia di evergeti cumani a lui molto legati, i Luccei: la porta meridionale del Foro viene restaurata e adornata con un’iscrizione di dedica, una taberna viene trasformata in piccolo ninfeo, con decorazioni a mosaico e a finta roccia e una fontana di marmo con testa di medusa a rilievo, che simboleggiava l’arrivo dell’acqua in città dovuta alla costruzione dell’acquedotto augusteo.

Il Foro sul lato corto è interamente occupato dal prospetto del Capitolium, il tempio principale della città bassa, dedicato alla triade capitolina Giove, Giunone e Minerva. Esso si presenta come un mastodontico tempio su podio, con uno scalone centrale da cui si accede alla cella del culto, che era divisa in tre parti perché dedicata alle tre divinità. Il Capitolium così come lo vediamo ancora oggi risale alla seconda metà del I sec. d.C., quando viene ristrutturato sulle fondazioni di un tempio precedente, distrutto da un incendio, che risale alla fine del IV sec. a.C. ed è adornato da pregevoli metope affrescate che raffigurano una centauromachia.

Sul lato sud-ovest del Foro sorge il Tempio con Portico, chiamato così perché la cella del tempio, posta su un alto podio, si trova al centro di un cortile rettangolare scoperto circondato su tre lati da un portico, a cui si accede dal Foro mediante tre ingressi con scalette. Il tempio forse era dedicato al culto imperiale, o secondo alcuni al culto di Demetra, e aveva decorazioni in stucchi e intonaci colorati.

Proseguendo sul lato meridionale si apre sul portico l’Aula Sillana, un edificio rettangolare absidato con un piccolo podio al fondo, che veniva utilizzato per le assemblee e per i momenti ufficiali della politica cumana. Era riccamente decorato con preziosi marmi colorati che componevano disegni geometrici sul pavimento. L’angolo sud-orientale del Foro è occupato da un monumento di grande importanza nella storia degli scavi di Cuma: il cosiddetto Tempio del Gigante. Esso è conservato quasi per intero e interamente inglobato in una storica masseria, la Masseria del Gigante, detta così per il ritrovamento nei suoi pressi del famoso torso di Giove, statua di culto del Capitolium. Il Tempio è per struttura simile al Tempio con Portico: ha la cella su un alto podio accessibile da una scala, al centro di un cortiletto scoperto circondato su tre lati da portici. Il tempio, risalente alla seconda metà del I sec. d.C. e forse anch’esso dedicato al culto imperiale, era ricchissimo, interamente rivestito in marmo e dotato di un prospetto monumentale a tre ingressi, intervallati da finestroni, che affacciava proprio sulla strada di accesso al Foro. Il prospetto nord del portico è attualmente oggetto di attività di scavo e non ancora completamente portato in luce.

Terme del Foro

Le Terme del Foro sono edificate nella seconda metà del I sec. d.C. immediatamente a nord della piazza del Foro. La centralità della posizione fa supporre un uso pubblico, sebbene le dimensioni siano abbastanza contenute rispetto agli impianti termali di Baia e del Lago d’Averno. La loro struttura ricalca esattamente il canone architettonico delle terme romane: e Terme del Foro infatti hanno un ingresso monumentale, arricchito da due colonne in marmo cipollino ancora visibili, dal quale si accede ad una piccola palestra esterna, probabilmente scoperta, a due sale di spogliatoi, una per gli uomini e una per le donne, alle vasche di acqua fredda e calda e infine alle salette concatenate (frigidarium, tepidarium e calidarium), nelle quali la temperatura saliva gradualmente fino a raggiungere un calore altissimo, del tutto simile a quello di una sauna.

Le Terme del Foro di Cuma, a differenza di molte strutture termali flegree, non sfruttano vapori termali né sorgenti naturali, ma sono dotate di un forno, che si alimentava a legna. Da qui il calore veniva canalizzato in un sistema di concamerazioni, ancora visibili sotto il pavimento e dentro le pareti laterali, che consentiva il riscaldamento delle salette a temperature differenti a seconda della distanza dalla fonte di calore.

Crypta Romana

La Crypta Romana è una galleria scavata interamente nel tufo che attraversa la collina dell’acropoli e collega il Foro della città antica con il mare. Viene realizzata ad opera di Agrippa, generale di Ottaviano Augusto durante la guerra civile (44-31 a.C.) a scopo difensivo; fa parte infatti di un sistema di gallerie che dal litorale cumano conducevano fino al porto di Augusto (Portus Iulius) nel bacino del Lucrino.

La galleria non segue un percorso rettilineo, perché intercetta alcune strutture preesistenti, la cosiddetta Cava Greca e le grandi cisterne situate al centro del percorso sotterraneo, che vengono inglobate per garantire una riserva d’acqua al servizio della galleria stessa. Con il principato di Augusto la Crypta cessa la sua funzione militare per assumerne una civile e qualche decennio più tardi con Domiziano (81-96 d.C.) viene arricchita con un ingresso monumentale sul lato del mare.

In età tardo-antica (IV-VI sec. d.C.) la galleria diventa luogo di sepoltura e nella parte centrale, quella corrispondente alle cisterne, di culto con l’edificazione di una piccola basilica rupestre. Resti di una scaletta ricavata sulla parete meridionale, i simboli cristiani della corona e della spiga graffiti sulla sommità della volta e una croce apicata sono ancora visibili in questo punto.

Abitato

Il quartiere a nord delle terme del Foro fin dalla fondazione della città greca ha assunto una funzione residenziale e conserva assi stradali perpendicolari, i cui tracciati non si modificano nel tempo, ma restano sempre gli stessi e continuano ad essere ristrutturati ed utilizzati a partire almeno dal VI sec. a.C. fino al III d.C. Qui allora è possibile comprendere come cambiano le tecniche costruttive e le tipologie di abitazione nel corso dei secoli, seguendo un’ideale linea del tempo che va dalla fondazione della città greca alla piena età romana.

Le case di VIII e VII sec. a.C. sono costruite in blocchetti di tufo non squadrati e un impasto di argilla cruda e paglia molto resistente; hanno uno o più vani e ampi spazi esterni utilizzati anche per attività produttive. In seguito dal VI al III secolo a.C. si diffonde l’uso di costruire in grossi blocchi di tufo ben squadrati e le case, della tipologia a corte, cominciano a disporsi una vicino all’altra formando un quartiere segnato dagli assi stradali. Con i Romani, a partire dal II sec. a.C. si costruisce in muratura e il quartiere residenziale si riempie di case e botteghe per la vendita, fino a quando nel II sec. d.C. tutte le abitazioni che presumibilmente appartenevano a nuclei separati vengono unite da un solo proprietario che trasforma il quartiere in un’unica grande domus che ingloba parte dell’asse stradale orientale e occupa tutto l’isolato. Questa ha la tipica struttura della domus urbana con atrio centrale colonnato e gli ambienti che vi si dispongono intorno.

Le mura e la Porta Mediana

Sul versante nord si conservano alcuni tratti delle poderose mura che cingevano la città e la monumentale Porta Mediana. La parte più antica delle mura risalirebbe alla fine del VII sec. a.C., ma se ne conserva una porzione esigua non perfettamente leggibile, mentre in seguito nella prima metà del VI sec. a.C. le mura sono meglio conservate e costituite da una doppia cortina edificata in grossi blocchi di tufo squadrati riempita di terreno e scaglie di tufo, della larghezza totale di circa 5 metri. Le mura più antiche subiscono ristrutturazioni alla fine del VI sec. a.C. e nel V secolo a.C. vengono costruite due “ali” in corrispondenza dell’apertura della porta, che monumentalizzano il varco.

Sotto le mura passava una grandissima fogna per lo smaltimento delle acque e questo ci fa capire che la città anche nelle sue fasi di vita più antiche aveva già una strutturazione molto complessa con grandi opere, come le fognature e le mura fortificate, insomma una città molto ricca e potente. Appena fuori dalle mura è stato ritrovato un deposito in cui era deposta una gran quantità di ossa di cavalli, che presentavano ferite provocate da frecce e spade. Si tratta dunque di una fossa dove probabilmente furono seppelliti i cavalli morti durante una grande battaglia e forse una delle grandi battaglie avvenute in quel periodo a Cuma, quella del 524 a.C. contro gli Etruschi, nella quale si distinse il giovanissimo Aristodemo, futuro tiranno della città.

Nel III sec. a.C. la cortina è oggetto di un poderoso potenziamento: viene costruita una ulteriore cortina che si aggiunge a nord di quella esistente insieme ad un rafforzamento fatto di setti murari in blocchi di tufo posizionati perpendicolarmente alle due grandi cortine, e il tutto riempito con terreno e scaglie di tufo.

Nel II sec. a.C. con l’ingresso nell’egida romana viene meno l’esigenza di fortificare e difendere militarmente la città: così alle mura si addossano le gradinate di uno stadio.

Le mura e la Porta Mediana continuano a vivere fino al VI sec. d.C. con continui rialzamenti del piano pavimentale e ristrutturazioni, dovuti probabilmente alle alluvioni che dal III sec. d.C. in poi si verificano nella piana della città bassa.

Necropoli Monumentale

Appena fuori la Porta Mediana si colloca la Necropoli Monumentale, come regola nel mondo antico, situata al di fuori delle mura della città, con monumenti, appartenenti all’età sannitica (IV-III sec. a.C.) e a tutto l’arco dell’età romana, dal II sec. a.C. circa al II-III d.C., disposti lungo gli assi stradali. Qui si possono apprezzare le diverse tipologie di monumento funerario, che variano dalla tomba ipogea a camera, a quella a incinerazione che ha per segnacolo un blocco di tufo, variamente abbellito con rilievi o incisioni, ai colombari, ai mausolei monumentali di grandissimo pregio, che conservano pitture affrescate e preziosi corredi.

Inoltre, dalla stessa area provengono delle tombe risalenti al periodo antecedente alla fondazione della colonia greca (X-IX sec. a.C.).

Info e costi

Intero singolo sito: € 5

Ridotto singolo sito: € 2

Intero cumulativo Circuito flegreo: € 10

Ridotto cumulativo Circuito flegreo: € 5

Orari di apertura

Chiusura settimanale: Martedì

Info QUI

Parzialmente accessibile alle persone con disabilità motorie