
Pensione d'invalidità, importante sentenza della Corte Costituzionale - Pafleg.it
La Corte Costituzionale ha preso un’importante decisione in merito alle pensioni di invalidità: chi potrà ricevere 600 euro al mese.
Una svolta importante per chi percepisce l’assegno ordinario di invalidità: la Corte Costituzionale ha stabilito che l’integrazione al minimo deve essere garantita anche agli assegni calcolati esclusivamente con il sistema contributivo.
Questo riconoscimento rappresenta una novità significativa nel mondo delle pensioni d’invalidità, con effetti immediati per i futuri beneficiari, ma senza rimborsi per il passato.
Assegno ordinario di invalidità e integrazione al minimo: il quadro normativo
L’assegno ordinario di invalidità, regolato dalla legge n. 222 del 1984, spetta ai lavoratori la cui capacità lavorativa si riduce a meno di un terzo a causa di infermità o difetti fisici o mentali. Il diritto a questa prestazione non è soggetto a limiti di età, ma al raggiungimento dell’età pensionabile si trasforma in pensione di vecchiaia, a condizione che vengano soddisfatti i requisiti contributivi e assicurativi previsti dalla normativa. Per accedere all’assegno, è necessario aver versato contributi per almeno cinque anni, di cui tre nei cinque anni antecedenti la domanda.
L’importo dell’assegno viene calcolato secondo le regole dell’assicurazione generale obbligatoria o delle gestioni autonome, ma in caso di importo inferiore al trattamento minimo, è prevista un’integrazione a carico del fondo sociale, pari all’importo della pensione sociale. Con l’ordinanza del 16 settembre 2024, la Corte di Cassazione ha sollevato dubbi di legittimità costituzionale riguardo l’articolo 1, comma 16, della legge 335/1995 e l’articolo 1, comma 3, della legge 222/1984. Tali norme non prevedevano l’integrazione al minimo per gli assegni di invalidità calcolati con il sistema contributivo, creando una disparità tra lavoratori soggetti al sistema retributivo e quelli al sistema contributivo.
Il 3 luglio 2025, la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 94, ha dichiarato illegittimo questo divieto, definendolo «irragionevole e discriminatorio». La sentenza sottolinea come l’integrazione al minimo sia essenziale per assicurare un trattamento pensionistico che garantisca mezzi adeguati alle esigenze di vita, in linea con l’articolo 38 della Costituzione. È stato evidenziato che il sistema contributivo, generalmente meno favorevole, non può essere motivo di discriminazione rispetto a quello retributivo.

La decisione della Corte implica che dall’entrata in vigore della sentenza – ovvero dal giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale – tutti gli assegni d’invalidità calcolati con il sistema contributivo e inferiori a 603,39 euro saranno adeguati automaticamente a tale soglia. Questo significa che i nuovi beneficiari di assegno ordinario di invalidità riceveranno un importo mensile minimo superiore a 600 euro, un miglioramento concreto e significativo nel trattamento economico.
Tuttavia, è importante sottolineare che la sentenza non ha efficacia retroattiva. Pertanto, chi in passato ha percepito un assegno d’invalidità più basso a causa del calcolo contributivo non potrà ottenere rimborsi o arretrati. L’integrazione al minimo si applicherà esclusivamente ai trattamenti liquidati dopo la pubblicazione della sentenza. Questa decisione rappresenta un passo avanti per la tutela dei diritti dei lavoratori invalidi, eliminando una disparità che durava da decenni tra i diversi sistemi di calcolo pensionistico e garantendo un livello minimo di sostegno economico più equo e conforme ai principi costituzionali.